UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK

TORNA IL 'SISTEMA ALLEN' CON UNA COMMEDIA CAUSTICA, INCISIVA E INEFFABILE, COME LA NASCITA DI UN SENTIMENTO.
UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK

Una giovane coppia giunge a Manhattan per un weekend di lavoro. Lei è un’ingenua giornalista che deve intervistare un celebre regista, lui un attore che vuole approfittare delle riprese di un film per vivere nuove avventure. Toccherà per prima alla ragazza resistere alla tentazione del tradimento, sedotta dal suo maturo interlocutore, mentre per il compagno il set si rivelerà un succedersi di frustrazioni sentimentali. E intanto la pioggia cade e rende più facile scordare le promesse…

«Qualsiasi situazione in cui qualcuno è ingiustamente accusato di qualcosa è una situazione triste. Immagino che su questo siamo tutti d’accordo. Tutti vogliamo che sia fatta giustizia. Ora c’è il movimento #MeToo, e io lo sostengo. Penso si debbano consegnare questi terribili stalker alla giustizia. Penso che sia una buona cosa».
Woody Allen

La storia è nota: le riprese dell’ultimo film di Woody Allen sono terminate quasi due anni fa, nell’autunno 2017, nei giorni in cui nasceva il movimento #MeToo, sull’onda della pubblicazione sul New Yorker di un articolo del figlio di Allen, Ronan Farrow, nel quale diverse attrici accusavano il produttore Harvey Weinstein di molestie e violenza sessuale.

Lo scoperchiamento del vaso di Pandora sui casi di molestie sessuali nel cinema non solo americano fece riemergere anche le note accuse di violenza rivolte ad Allen dalla figlia adottiva Dylan (risalenti al 1992 e mai sfociate in un’incriminazione), con conseguente decisione del distributore di Un giorno di pioggia New York, gli Amazon Studios, di cancellare l’uscita del film e annullare il contratto che lo legava al regista.

Coinvolto nella causa da 68 milioni di dollari intentata da Allen e considerato a lungo invedibile, il film è stato liberato solamente lo scorso maggio, quando Amazon ha stralciato il contratto con Allen e restituito i diritti di distribuzione, permettendone così l’uscita perlomeno all’estero: prima in Olanda (29 agosto) e a seguire in altri Paesi (Francia, Belgio, Slovacchia, Spagna, Portogallo), compresa l’Italia (3 ottobre), con probabile passaggio alla Mostra di Venezia.

Nel frattempo alcuni interpreti del film – in ossequiosa osservanza del movimento #MeToo – hanno preso le distanze da Allen e devoluto il compenso ricevuto ad associazioni che forniscono assistenza legale alle vittime di reati sessuali. Primo fra tutti l’attore protagonista Timothée Chalamet, seguito da Rebecca Hall e Griffin Newman (e da altre star che in precedenza avevano lavorato con Allen, da Greta Gerwig a Colin Firth), ma non dai compagni di set Elle Fanning, Selena Gomez, Liv Schreiber e Jude Law. Allen, dal canto suo, oltre ad aver sempre negato le accuse di molestie sessuali, ha rilasciato nel 2018 dichiarazioni in cui ha appoggiato #MeToo e rifiutato ogni accostamento a Weinstein.

Un giorno di pioggia a New York segna il ritorno del regista nella città simbolo del suo cinema e riprende nei toni da commedia sofisticata le atmosfere di Tutti dicono I Love You, oltre a una trama di equivoci e distrazioni amorose che ricorda To Rome With Love. Difficile dire se si tratterà dell’ultimo film di Allen negli Stati Uniti (dove il suo cinema non è mai stato del tutto compreso, a dispetto dell’amore incondizionato riservatogli dall’Europa); di sicuro non si tratterà della sua ultima fatica, dal momento che è di poche settimane fa l’annuncio di un nuovo progetto già in lavorazione, al momento senza titolo ma girato in Spagna e prodotto da MediaPro (Vicky Cristina Barcelona).

UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK
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