The Founder

CON ACUTEZZA DI SGUARDO JOHN LEE HANCOCK REALIZZA UN GRANDE BIOPIC.
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Stati Uniti, anni ’50. Ray Kroc, venditore di frullatori per i luoghi di ristorazione dallo scarso successo, si imbatte nei fratelli Mac e Dick McDonald che hanno avviato una redditizia vendita di hamburger a San Bernardino nel Sud della California. Kroc comprende subito che si tratta di un metodo innovativo di preparazione, cottura e vendita al minuto di un alimento molto richiesto, considerato l’alto numero di clienti che si affollano davanti al chiosco. Si dà così subito da fare per avviare un franchising. Ma non si ferma lì.
Ci sono film che valgono più di decine di saggi per spiegare come ‘funziona’ una società che consente di depredare ‘legalmente’ delle persone permettendo a chi compie l’operazione di arricchirsi a dismisura grazie all’intuito e al fiuto per gli affari di cui è dotata. Documentari e film spesso negativi sull’impero dell’hamburger cotto e mangiato ne sono stati prodotti diversi e alcuni hanno anche ottenuto un’audience di un certo rilievo. Nessuno aveva però ancora delineato con l’acutezza di sguardo di John Lee Hancock (un regista esperto in biopic) il percorso seguito dal suo fondatore. È quello che accade ora e il lancio che recita “Il genio che ha fondato l’impero del fast food” ha un’ambiguità che va letta nel profondo. Perché sicuramente Crok ha avuto la genialità di comprendere come la catena di montaggio nella preparazione degli hamburger e la qualità delle materie prime impiegate dai due fratelli avessero tutte le caratteristiche per imporsi, almeno inizialmente, su scala nazionale. Alla definizione di ‘genio’ si potrebbe però aggiungere la specifica “del Male” perché Crok non solo, grazie ad un escamotage che spostò il tiro dalla vendita di hamburger alla proprietà immobiliare delle numerose filiali progressivamente aperte, poté recidere i legami contrattuali con i due fratelli ma si impadronì del logo nonché del loro stesso cognome.
Per offrire a una personalità del genere il giusto equilibrio tra spirito imprenditoriale e voracità da liberista privo di qualsiasi remora di carattere etico occorreva l’interprete giusto. John Lee Hancock lo ha trovato in un Michael Keaton al meglio delle sue già notevoli prestazioni di attore. Nei suoi occhi e nella sua gestualità si leggono, a volte contemporaneamente, l’entusiasmo di chi sta implementando un’idea di cui altri non hanno letto le potenzialità e l’avidità di chi vede spalancarsi progressivamente davanti a sé le porte del Business con l’iniziale maiuscola. Come la M ad arco che contraddistinguerà il marchio che si apprestava ad invadere gli States e successivamente il mondo.

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