THE FLASH

IL PRIMO STAND-ALONE CINEMATOGRAFICO DEDICATO AL VELOCISTA SCARLATTO DELLA DC COMICS. E SI PARLA ANCHE DI MULTIVERSO.
THE FLASH

Si avvicina il giorno del processo per il padre di Barry Allen, da anni in carcere per l’omicidio di sua moglie. Il ragazzo, che in realtà è anche il supereroe The Flash, ha cercato in ogni modo di dimostrare la sua innocenza, ma anche con l’aiuto delle Wayne Enterprises e dei suoi superpoteri non ha trovato come scagionarlo. Per disperazione arriva a correre più veloce di quanto abbia mai fatto, fino a raggiungere una sorta di ruota del tempo. Ma scopre presto che viaggiare nel passato non cambia solo il presente e il futuro: in questo mondo infatti il suo amico Batman è molto diverso e non sembra esserci alcuna traccia di Superman. In compenso il Barry di questa realtà vive felice con i genitori, ma per proteggere la sua vita il Barry originale dovrà stravolgerla e, nel farlo, finirà per perdere i propri poteri…

Ennesima avventura nello spazio tempo che è soprattutto una storia sul destino e la nostra difficoltà ad accettarlo. Purtroppo però la gran parte del film è dedicata a una digressione pretestuosa che poco o nulla ha a che vedere con la vita di The Flash.

Come si evince già dal trailer, la principale minaccia che va scongiurata è l’arrivo del generale Zod, ma in un mondo senza Superman come sarà possibile fermarlo? Si tratta di una minaccia senz’altro concreta, ma se il suo fine ultimo nella storia è mettere il protagonista di fronte a un muro temporale, non c’era davvero bisogno che una cosa tanto pretestuosa finisse per mangiarsi mezzo film.

Ci insegnano Ricomincio da capo e i suoi epigoni, tra cui la serie Russian Doll, che bastano anche eventi molto più banali per mettere i personaggi di fronte all’impossibilità di alterare il fato e che queste cose funzionano tanto di più quanto si legano alla vita e al passato del protagonista.

In The Flash invece si sceglie di rispolverare gli eventi di Man of Steel, ossia il primo film del cosiddetto DC Expanded Universe, al quale però Flash non aveva mai partecipato. Scopriremo in un flashback che il giovane corridore era in realtà arrivato a Metropolis per salvare i civili, ma è un elemento posticcio e che comunque non basta a legarlo a Zod. Il film dunque, più che lavorare sul proprio protagonista, che tra l’altro non era mai stato al centro di un lungometraggio, sceglie di riscrivere la continuity DC Comics al cinema in generale.

Da un lato si apprezza che lo faccia con una gravitas tragica insolita per il genere, dall’altro invece non può che disgustare la qualità della CGI di molte scene. In particolare proprio quella che dovrebbe essere un omaggio alla storia dei supereroi DC al cinema e all’amatissimo Christopher Reeve risulta tra le più inguardabili.

Ma in generale tutta la ruota del tempo ricorre a versioni dei personaggi che sembrano usciti da una console delle scorse generazioni, e del resto l’uso di attori digitali non funziona nemmeno in molte scene d’azione. Tanto che l’elaborato piano sequenza in cui Supergirl affronta le guardie di una base militare risulta molto molto posticcio, proprio a causa di una versione digitale dell’attrice tutt’altro che convincente. Una sorta di totale cortocircuito rispetto al senso profondo del piano sequenza, identificato da fior di studiosi di cinema da Bazin in giù.warn

THE FLASH
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TERMINATA