Questi giorni

IL VIAGGIO DI QUATTRO RAGAZZE UNITE DA UN LEGAME UNICO E IRRIPETIBILE.
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Quattro amiche: Caterina, Liliana, Anna e Angela e una città di provincia. La prima ha ricevuto una proposta di lavoro in un hotel stellato a Belgrado e ha scelto di accettarla. Le altre decidono di accompagnarla portandosi dietro i loro problemi: una malattia, un innamoramento non convenzionale, una gravidanza agli inizi. Il viaggio costituirà per tutte un momento di svolta.

Giuseppe Piccioni aveva lasciato un segno nel cinema italiano con il suo secondo film, un on the road che attraversava la penisola (Chiedi la luna) leggendone i mutamenti. Torna ora a percorrere strade che lo portano fuori dal nostro sempre meno rappresentabile Paese per concentrarsi su quattro giovani attrici che aderiscono totalmente al suo progetto. Lo si comprende da alcuni sguardi e gesti che sembrano quasi rubati dalla macchina da presa.
Ognuna di loro è alla ricerca di se stessa ma, al contempo, tutte sembrano voler fuggire da ciò che le agita nel profondo. Mostrano però, rispetto alle figure maschili che lasciano a casa o a quelle che incontrano sul cammino, uno scatto in più, una capacità di affrontare la vita senza quegli infantilismi che Piccioni dispensa a piene mani anche agli adulti Timi e Rubini.
Il suo è un cinema che ha sempre avuto un’attenzione particolare per il femminile ma la declinava su personaggi più maturi. Oggi invece, come faceva il troppo rapidamente dimenticato Eric Rohmer, prende dalle nuove generazioni non solo idee ma anche parole e atteggiamenti che traduce in emozioni.
Nel passato Piccioni esponeva la sua visione della vita affermando che viviamo tutti in accampamenti provvisori. Oggi sembra voler offrire alle sue protagoniste (a cui non manca il supporto di una sempre più partecipe Margherita Buy) un futuro un po’ più stanziale. Lo dichiara (e questo è l’unico neo del film) con una molteplicità di finali che definiscono, almeno temporaneamente, alcune situazioni che sarebbe stato meglio affidare allo spettatore, lasciandolo di fronte a tante candele accese nei bicchieri, ognuna con una sua interpretazione possibile.

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