POLINA, DANSER SA VIE

IL FILM OFFRE UNO SGUARDO SU UNA MATERIA INEDITA E UN GIRO DI DANZA CHE NASCE DALLA VITA QUOTIDIANA
POLINA, DANSER SA VIE

Nel quadro della Rassegna CINEMAèDANZA

ore 20.30 – Prima del film spettacolo di DANZA di SOFIA NAPPI

Un’iniziativa curata dall’Associazione SOSTA PALMIZI

Mosca, 1990. Polina, una giovane ballerina che i genitori sognano di vedere danzare sul palcoscenico del Bolshoi, cresce nella Russia post-sovietica e sotto lo sguardo severo del suo insegnante. Ma la disciplina di Bojinski e l’accademismo esasperato la convincono a proseguire la sua arte in Francia. Abbandonato il sogno di diventare étoile e decisa ad abitare il mondo libero della danza contemporanea, Polina si innamora di Adrien e trova in Liria Elsaj, coreografa talentuosa ed esigente, uno sguardo nuovo sulla danza. Ma qualcosa ancora non va. Una brutta ‘caduta’ e un tradimento la costringono a rivedere la sua relazione con la danza e a trovare finalmente la sua espressione.
Libero adattamento del romanzo grafico di Bastien Vivès, Polina, danser sa vie è un racconto di formazione di una giovane ballerina in cerca del suo posto nel mondo e sul palcoscenico. Non è il successo che insegue Polina ma la ricerca sofferta di uno stile, di una maniera personale di interpretare la disciplina a cui si è votata da bambina. Programmata, dai genitori e dal suo insegnante, per il Bolshoj, la protagonista procede verso il suo destino e il film inventa per lei un linguaggio espresso dal corpo, dalla danza, dallo sguardo. I dialoghi affinano e danno forma alle situazioni, come il décor o i movimenti musicali, ma la costruzione del personaggio, della sua personalità, del suo desiderio, dei suoi conflitti e della sua evoluzione passano per la danza, per la partitura coreografica degli attori, diretta dal regista, esaltata dai colori, la luce e un montaggio espressivo.
Ballerino, coreografo e fondatore del Ballet Preljocaj, Angelin Preljocaj aggiunge una freccia al suo arco e realizza un’opera che rende omaggio e merito ai ballerini e al loro lavoro quotidiano, alla danza e alla maniera in cui s’iscrive nel mondo. Il suo lavoro, risolutamente contemporaneo ma radicato nel classico, si riflette sul film, che cerca e dubita come Polina, offrendo allo spettatore uno sguardo su una materia inedita e un giro di danza che nasce dalla vita quotidiana. Perché Polina abdica la grande tradizione e si emancipa dal corsetto della danza classica inseguendo la vocazione di coreografa.
Polina, danser sa vie non è la storia di una danseuse divorata dal suo ruolo o dall’ambizione, niente ballerine anoressiche o rivalità dietro le quinte, nondimeno, eluso lo stereotipo dell’apologia del balletto accademico, Preljocaj ne infila un altro: il biasimo velenoso della classica contro l’esultanza liberatoria della danza contemporanea, strumento di emancipazione artistica per la giovane ballerina del Bolshoi vessata dal glaciale insegnante e cresciuta nei quartieri popolari moscoviti. Naturalmente è la straordinaria ed essenziale “Blanche-Neige” di Preljocaj a sorprendere e convertire Polina. A sparire sullo schermo invece è tutto il perturbante che fa brillare il disegno di Bastien Vivès, il tratto abbozzato, il minimalismo assoluto dell’espressione, la singolare difformità dei volti. Valérie Müller, sceneggiatrice, e Angelin Preljocaj preferiscono il romanzo adolescenziale e il lavoro agiografico, sprecando quella che avrebbe potuto essere una rilevante impresa di democratizzazione della danza contemporanea, così rara sullo schermo.

POLINA, DANSER SA VIE
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA