PROIEZIONE NEL QUADRO DI STORIE DI STORIA 2017
INGRESSO LIBERO
OSPITE IN SALA ESMERALDA CALABRIA, AUTRICE DEL FILM
Quindici donne, per lo più famose, nate nel Novecento, rispondono a domande inerenti non solo il campo professionale in cui si sono distinte ma anche l’amore, il desiderio, la famiglia, il rapporto con genitori e figli, vanità, percezione del corpo, invecchiamento. A raccogliere le loro aspettative tradite e soprattutto le conquiste e scoperte della loro maturità è una squadra di venti donne più giovani, riunite dal progetto collettivo ideato dalla giornalista Concita De Gregorio, Cosa pensano le ragazze, blog del quotidiano “La Repubblica” e titolo della raccolta di mille interviste da lei curata per Einaudi (2016).
Un’operazione editoriale durata quattro anni, alla ricerca di un patrimonio emozionale e motivazionale da mettere al sicuro, tanto dal sessismo quanto dai clichés dello sguardo “al femminile”.
Se infatti il titolo del blog ricorda un pezzo etereo di Alice (A cosa pensano), quello del film riporta a un’immagine, per quanto calda, molto concreta: la pasta dalla quale le donne di oggi vengono, da biografie eccellenti e comuni (vedasi l’uso delle didascalie finali), tra fantasie cullate e scontri con la realtà, tensioni ideali e inevitabili errori di percorso. Il tutto valutato con il distacco meditato della distanza temporale e la disinvoltura scanzonata di chi ha giocato tutte le partite ma non smette di guardarsi dentro.
Il girato di quelle interviste incontra e abbraccia un repertorio variegato di film super 8 privati, montato con tocco leggero e libero da Esmeralda Calabria, punto di riferimento del cinema nostrano degli ultimi 25 anni: prende così forma un’inchiesta trasversale, su un campione parziale dalle reazioni coerenti, fatta di immagini quotidiane inedite, evocative e peculiari, e frammenti intimi: c’è chi confessa di essere stata contestata dalle femministe, chi ammette le proprie carenze come madre, chi affronta la dipendenza dalle figure genitoriali, chi smonta con la chimica il mito romantico e dissacra i legami di sangue, chi rimpiange la bellezza e l’amore perduti, chi riconosce il passo falso di aver sacrificato la femminilità imitando la modalità maschile e scambiandola per parità. Un’autoanalisi corale, ironica, tra personale e collettivo, resa possibile dall’empatia con chi sta dietro l’obiettivo. Smitizzante racconto di genere, indagine che procede non per accumulo di date, dati o manifesti eclatanti ma illuminanti rivelazioni individuali.