IL PECCATO – IL FURORE DI MICHELANGELO

LA STORIA DI UNA 'CANAGLIA DIVINA' CHE HA LASCIATO TRACCE DI UN LAVORO PERFETTO FATTO DI MANI SPORCHE E FOLLIA.
IL PECCATO – IL FURORE DI MICHELANGELO

Quali sono i segreti nascosti dietro a una grandiosa opera d’arte? Ci sono passione, talento, aspirazione, lavorìo frenetico, determinazione, maestosità dell’impatto estetico e storia, ma esistono poi i retroscena tangibili che dimostrano che realizzare una scultura non è un mestiere semplice. Soprattutto se il fautore è un artista come Michelangelo. Lo scultore aretino, già noto e apprezzato più dei suoi colleghi come l’odiato – ma ammirato – Raffaello, Leonardo o l’amico tradito Sansovino, per la realizzazione della volta della Cappella Sistina nel 1506, è chiamato alla corte dei Della Rovere già conteso anche da un’altra famiglia al potere, quella dei Medici a Firenze.

Il Peccato – Il furore di Michelangelo narra l’alternanza tra due grandi commissioni scultoree, quella della tomba di papa Giulio II Della Rovere, già committente della “Sistina”, e quella, accettata per boria e denaro, della monumentale facciata della chiesa di San Lorenzo.

Roma e Firenze dunque: due realtà a cui Michelangelo non riesce a sottrarsi, giocando alle spalle dei suoi colleghi rivali, perché l’artista sapeva di essere il più bravo di tutti e non voleva cessare di dimostrarlo. Superbia e avarizia sono quei peccati che portano Michelangelo ai confini della pazzia: tra i vizi recitati da Dante nell’Inferno, che lo scultore conosceva a memoria e da cui era ossessionato. Come era ossessionato dai blocchi di marmo delle alpi Apuane.

Una materia “bianca come lo zucchero”, preziosissima, su cui il regista Andrei Konchalovsky si focalizza raccontando il sudore e la fatica dell’estrazione del famoso blocco unico, detto “il mostro” dai prodi cavatori di Carrara, presso la cava di Fantiscritti – oggi Cava Michelangelo, appunto -. È lì che quest’uomo dall’apparente docilità fisica si reca per la prima volta intorno al 1496, per poi iniziare le sue gite sul luogo fino a una permanenza in cui con studio, ardore e focosa passione, aiutò a portare il blocco verso il mare, causando fatiche immense e anche una morte.

Ma l’inganno di Michelangelo viene scoperto e quel blocco di marmo, da cui già lo scultore aveva abbozzato figure maestose come prigioni, profeti e pensatori seduti, viene abbandonato per anni sulla spiaggia dell’Avenza. L’offerta accettata, con tanto di contratto firmato ai Medici e denaro intascato, prevedeva l’abbandono di Carrara e delle sue preziose cave e lavoratori per quelle meno organizzate di Pietrasanta, dove Michelangelo, con il suo assistente, traccia la via per la discesa dei blocchi verso il mare.

Una professione, quella del cavatore, ancora oggi ricordata da importanti tributi come la scultura in marmo bianco “La figlia del Sole” di Gio’ Pomodoro, collocata presso la piazza di Forte dei Marmi “in vista delle cave marmifere delle Apuane e del Pontile di attracco delle imbarcazioni che, secondo una consuetudine centenaria, hanno caricato e trasportato i blocchi lapidei verso lidi lontani per essere scolpiti ed immortalati da celebri artisti come i Pisano, i Michelangelo…”, o ancora il video “Il Capo” di Yuri Ancarani.

Tormento, audacia, talento e pazzia accompagnano il film che traccia una panoramica dura e grezza dell’Italia rinascimentale, dove vigeva una società già corrotta, con delle regole sporche, oltre che delle truci maniere nei rapporti umani e lavorativi che il regista russo non risparmia al pubblico.

Michelangelo è odiato e amato tra le vie delle cittadine toscane tra risse, violente uccisioni, sesso e sporcizia, ma, per la stima della sua grandezza, tra prodigi e fallimenti, riesce a realizzare dei capolavori. Opere importanti che scorrono veloci verso il finale del film, come a indicare che il processo di realizzazione è bastato a spiegarne la grandiosità. Ecco che si chiude con il “David”, il “Mosè” e la “Pietà” che quella “canaglia divina” ha lasciato come tracce di un lavoro perfetto, divino appunto, fatto di mani sporche e follia.

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