IL LUPO E IL LEONE

Un cucciolo di lupo e un cucciolo di leone nel deserto canadese: la loro amicizia cambierà per sempre le loro vite.
IL LUPO E IL LEONE

Alma è una giovane promettente pianista, in lizza per la filarmonica di Los Angeles. La morte del nonno la riporta, però, d’urgenza tra i boschi canadesi in cui ha trascorso l’infanzia. Qui fa amicizia con la femmina di lupo artico a cui il nonno era solito offrire ospitalità e, una mattina, dopo una violenta tempesta, si ritrova letteralmente tra le mani un cucciolo di leone, scampato ad un atterraggio aereo di emergenza. Quando anche la lupa porta in casa di Alma il suo cucciolo, il piccolo di lupo e quello di leone diventano inseparabili. Ma mamma lupa scompare improvvisamente e Alma non se la sente di ripartire: tocca a lei, ora, fare da madre ai due animali e assicurarsi che non accada loro nulla di male.

L’idea de Il lupo e il leone è nata sul set di Mia e il leone bianco e per molti versi ne riproduce l’andamento, tenero e prevedibilissimo, e l’iter produttivo.

Girato sull’isola del Lac Sacacomie, a due ore dal Quebec, in un’idilliaca ed esclusiva riserva naturale, il film di de Maistre è pervaso dall’inizio alla fine da due sentimenti solo all’apparenza contrastanti: la meraviglia che scaturisce dalla bellezza di un ambiente tra i più belli e incontaminati del globo e un senso di malinconia che prende le mosse dalla circostanza luttuosa iniziale ma poi si trasforma senza sparire, adattandosi a diversi movimenti del racconto e, a turno, a ciascuno dei personaggi coinvolti. È la malinconia che deriva da un dilemma difficilmente risolvibile, che riguarda le conseguenze della presunta civilizzazione dell’uomo sul regno animale e la scarsa fiducia che gli uomini hanno finito per avere nei confronti degli animali. Tutto ciò viene messo in parole alla fine del film, in una collocazione che denuncia senza mezzi termini l’importanza di questo discorso per gli autori, tale da rinunciare ad un finale interamente trionfalistico.

Il film, in ogni caso, non guarda mai le cose da un versante solo, per cui la sicurezza degli esseri umani non è seconda a quella degli animali e si traduce nel bel rapporto del vecchio Joe con la giovane Alma, una relazione in cui il rispetto dell’autonomia altrui è sacrosanto, ma anche la certezza di avere qualcuno su cui poter contare. Su un punto soltanto, e cioè sulla pratica di utilizzare gli animali nel circo, magari sedandoli per renderli più docili, il messaggio è risolutamente condannatorio, e fornisce l’occasione per mettere in scena una piccola verità, cioè l’innata e maggior sensibilità dei bambini nei confronti degli animali.

Le scene più belle di Il lupo e il leone sono però senza dubbio quelle che coinvolgono i personaggi del titolo, Mozart e Dreamer, nel loro viaggio per tornare a casa e ogni momento del plot in cui i due fratelli diversi si ritrovano e comunicano a loro modo la felicità dell’incontro. Non sono molte, ed è un peccato, perché in quei momenti non servono parole, le immagini godono di piena autonomia, e hanno il potere di farci tornare spettatori di un cinema muto e di uno spettacolo che va oltre le istruzioni impartite dagli uomini.

IL LUPO E IL LEONE
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA