FIRST MAN – IL PRIMO UOMO

La storia della missione Apollo 11 durante la quale Neil Armstrong fu il primo uomo a mettere piede sulla Luna.
FIRST MAN – IL PRIMO UOMO

Neil Armstrong, ingegnere aereonautico e aviatore americano, conduce una vita bucolica e ritirata con la famiglia a cui ha ‘promesso’ la luna. La morte prematura della sua bambina lo spinge a partecipare al programma Gemini, il secondo programma di volo umano intrapreso dagli Stati Uniti il cui scopo era sviluppare le tecniche necessarie ad affrontare viaggi spaziali avanzati e successivamente impiegati nella missione Apollo. Selezionato e assoldato come comandante della missione Gemini 8, Neil è il primo civile a volare nello spazio ma sulla Terra le ripercussioni sono fatali. Tra incidenti tecnici e lutti in decollo e in atterraggio, tra la guerra in Vietnam e le tensioni sociali del ’68, tra due figli da crescere e una moglie da ritrovare, Armstrong bucherà il silenzio del cosmo prendendosi la Luna.

Nel 1972, tre anni dopo il primo passo di Neil Armstrong sulla Luna, la magia lunare si era dissolta. Le tre ultime missioni del programma furono annullate. Fine dello spirito di conquista, del credito, dell’interesse politico (i russi erano vinti). Perché continuare?

Damien Chazelle non risponde a questa domanda o forse lo fa realizzando un film che ripercorre i desideri degli uomini che (non) hanno trovato spazio e compimento e la prodigiosa impresa di ingegneri e piloti che hanno realizzato l’ossessione di milioni di poeti prima di loro (Plutarco, Dante, Ariosto, Leopardi, Rabelais, Cyrano de Bergerac, Jules Verne, Hergé).

Thriller, space-movie, melodramma lunare, Il primo uomo è un compendio di generi cinematografici che invece di cannibalizzarsi si arricchiscono a vicenda biasimando il mondo contemporaneo che ha perso il suo fervore. Alla maniera dei suoi personaggi, Neil Armstrong (Ryan Gosling) e Edward White (Jason Clark) su tutti, l’autore dispiega quel sentimento profondo di nostalgia che era regola direttiva in La La Land e sentimento solo in germe in Whiplash. Del secondo Il primo uomo condivide l’ossessione, la purezza, la stessa ricerca della perfezione, mostrando fin dall’epilogo al prezzo di quale sacrificio approdiamo su quell’isola utopica che chiamiamo La La Land e qualche volta Luna.

Impossibile non sentire l’amarezza, la tristezza che il sogno non sia che questo. Ancora una volta Chazelle nasconde le disillusioni sotto le promesse di riuscita. Lo spettacolo è mirabile (come l’assolo del batterista di Miles Teller alla fine di Whiplash), il pubblico è ipnotizzato (i cinquecento milioni nel film e quello in sala) eppure gli sguardi velati dalle lacrime di Neil e Janet, come quelli di Sebastian e Mia, si incrociano domandandosi ancora una volta se ne valesse la pena. Ma da sempre il talento del regista è di volgere il dolore in una forma di indulgenza reciproca che consola gli amanti inconsolabili.

Racconto di resistenza, come vivere con desideri tanto grandi, come sopravvivere a perdite inesprimibili, Il primo uomo è una coreografia funebre che punta la Luna ma resta coi piedi per terra. Sulla Terra che magnetizza tutti gli sguardi degli astronauti più della desolazione lunare.

Sotto il cielo e sotto i nostri piedi respira e vive il nuovo film di Chazelle sottoposto, come un test fisico per astronauti, allo sconquasso di esistere. Concentrato su un uomo separato dal mondo e che al mondo deve tornare. È con un atterraggio che debutta il film di Chazelle, con un pilota che rimbalza nell’atmosfera e perde la sua bambina a terra. La traiettoria seguita è quella di un ritorno. Tutta l’azione orbita intorno a questa semplice idea: raggiungere l’altro, raggiungere gli altri, raggiungere la navetta, raggiungere la Luna. La Luna che manca e che può farsi spazio in cui tutto rinasce.

Attore confidenziale e virtuoso della dissimulazione, Ryan Gosling sposa la radicalità del cinema di Chazelle e afferra l’eco di Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna che avrebbe fatto di tutto perché lo dimenticassimo sulla Terra. Prima che al corpo celeste è all’assenza di gravità che anela il protagonista che lascerà andare il passato ma non la vita a cui lo tiene tenacemente ancorato la Janet di Claire Foy. È lei a portare una forma d’intensità nuova sullo schermo, a produrre un sentimento di urgenza nel film, riprendendosi il suo compagno, corpo abbandonato in un bagno sensoriale e in faccia a un pieno-vuoto voluttuoso ma terrificante.

Dopo aver firmato la fine dell’epoca d’oro del jazz (La La Land), Damien Chazelle sigla la fine delle illusioni cosmiche. Ma se quarantanove anni dopo gli uomini non sembrano sapere più che farsene di questo satellite morto, Chazelle infila il modulo lunare col desiderio lirico di affermare la complessità dell’umanità davanti al suo astro narrante. Luogo lontano e ‘orizzonte vuoto’ che ogni paladino deve riempire.

FIRST MAN – IL PRIMO UOMO
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA