ESTATE ’85

DIETRO L'ARIA SPENSIERATA DEL TEEN MOVIE, IL RACCONTO VERTIGINOSO DELLE ORIGINI E DEL POTERE DEL CINEMA.
ESTATE ’85

NOTTI BIANCHE DEL CINEMA

ore 23.00

ESTATE ’85 di François Ozon.

Le storie d’amore qualche volta finiscono male ma il debutto è sempre folgorante. Lo è quello di Alexis e David. Alexis affonda tra i flutti di un’estate (irre)quieta, David lo salva dal naufragio come un dio greco. Alexis ha sedici anni e una passione per i riti funerari, David pochi di più e un dinamismo che non conosce freni. Cresciuto senza slanci in una famiglia proletaria, Alexis è attirato da David, orfano di padre e figlio di una madre divorante e impudica. Tutto li separa, tutto li innamora dentro un dramma annunciato e una stagione stordente. L’ultima, spensierata e innocente, prima dell’inverno e dell’HIV.

Impossibile definire una volta per tutte cosa sia il cinema, quello che possiamo fare è provarne il vigore, l’effetto che fa quando si incarna in un film. È esattamente quello che accade quando Alexis e David danzano vicini su un’aria pop e indimenticabile dell’estate 85.

Perché è il tempo delle mele che celebra François Ozon, infilandoci le cuffie di un walkman che canta una ballata di Rod Stewart (“Sailing”). Come una canzone d’estate, il film racconta un idillio che il cinema di Ozon trasfigura in melodramma fiammante.

Alla vigilia della comparsa dell’AIDS, Rock Hudson morirà nell’ottobre del 1985, e sullo sfondo di una stazione balneare, Alexis e David si amano febbrilmente ma non aspirano allo stesso amore. Uno attraversa le emozioni forti, l’altro le brucia. L’esito sarà fatale, la tragedia annunciata al debutto e gli eventi ricostruiti attraverso il racconto di Alexis.

La memoria frammentata del narratore illumina lo spettatore e nutre una riflessione sulla maniera di raccontare le storie. Ozon lo aveva già fatto Nella casa per sperimentare il limite tra realtà e finzione. Ma a questo giro la teoria dimora leggera. A contare prima di tutto sono i personaggi, tuffati nel grande mare delle prime volte, dove i debuttanti, terreni e fedeli, apprendono a proprie spese, ‘inventando’ l’oggetto del loro amore, incostante e veloce.

Liberamento ispirato al romanzo di Adam Chambers (“Danza sulla mia tomba”), che Ozon legge nella giovinezza e sogna di adattare al debutto della sua carriera, Estate 85 è un film personale che sublima il teen movie, ritorna alla matrice romanzesca della sua arte e ritrova i motivi del suo cinema: il travestimento (Une robe d’été, Una nuova amica), l’irruzione dello straniero (Sitcom), la relazione con la morte (Il tempo che resta), la sparizione (Sotto la sabbia), la sepoltura (Frantz).

Sullo sfondo dei The Cure, l’autore rintraccia la genesi di quei between days, tra innocenza e maturità. Nel mezzo il desiderio e una coppia che cerca il buon ritmo, avanzando a due velocità. Ozon allinea l’adolescenza e l’estate, che condividono l’apertura all’esperienza della soggettività. Le vacanze sono lo schermo vergine dove ribollono emozioni, desideri, gesti, sguardi, luci, suoni a cui è impossibile restare insensibili. E sensibili sono i due protagonisti, Félix Lefebvre e Benjamin Voisin che offrono una presenza carnale (ma di natura diversa) e inquieta ad Alexis e David. Ozon li impressiona su una pellicola Super 16 che accentua la nostalgia di un’epoca e ridona grana alla pelle. Tutto quello che perdiamo col digitale, riemerge nei colori e fissa un’emozione.

Tra adattamento e reminiscenze autobiografiche, Estate 85 è un film instabile, un romanzo iniziatico che dona accesso a tutto quello che ci muove, ci abita, ci libera, ci blocca e qualche volta ci distrugge.

Dietro l’aria spensierata del teen movie, dietro la sua energia vitale e il suo rovescio fatale, Ozon disegna il racconto vertiginoso delle origini e del potere del cinema. Un incantesimo che risale il tempo e le generazioni fino a ghermire il cuore mentre il corpo danza sulla tomba. Per placare quelli che vanno, e quelli che restano.

ESTATE ’85
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