DOGMAN

BESSON RITORNA CON UN AMMIREVOLE TOUR DE FORCE ATTORIALE AMMIREVOLE
DOGMAN

Cresciuto nel New Jersey tra le violente angherie del padre e del fratello, che lo tengono prigioniero nella gabbia dei cani da combattimento, il giovane Douglas arriva all’età adulta con enormi ferite psicologiche e fisiche, essendo confinato alla sedia a rotelle con il precario uso delle gambe. Solo i suoi adorati cani gli danno sollievo: sono addestrati a rispondere a ogni suo comando, e per conto del loro padrone aiutano i bisognosi e rubano nelle case dei ricchi.

Sono lontani i tempi in cui il cinema pop ed energetico di Luc Besson sfidava Hollywood dalla Francia – prima, naturalmente, di farsene inglobare – con un successo dopo l’altro.

L’ultimo decennio ha visto il regista ripetere stancamente formule e fascinazioni di un tempo, prigioniere di mondi surreali abitati da letali eroine dell’iper-azione, oltre alle accuse di stupro da cui è stato nel 2023 assolto in Cassazione. Dogman arriva quattro anni dopo l’ultimo deludente Anna, e sicuramente meglio equipaggiato per far presa sul pubblico.

Ci sono infatti cani (tanti, adorabili e intelligentissimi), la storia di un ladro dal cuore d’oro disabile e vittima di abusi, e uno stile di racconto di grana grossa che, se non fosse per i contenuti forti in quanto a violenza, sembra utilizzare il linguaggio del cinema d’infanzia nella sua nettezza e implausibilità. Besson è sempre stato del resto un autore istintivo, abile a creare momenti, colorare d’assurdo la realtà e contaminare generi piuttosto che a lavorare di cesello.

Dogman accentua questa contraddizione perché più delle altre opere del regista vuole affrancarsi dal genere e avvicinarsi a un’idea di complessità psicologica, per un personaggio torturato che trova in Caleb Landry Jones un interprete affamato di sfide. Al termine di un tour de force attoriale che include il trauma, l’action, il canto e una componente drag, oltre a un corposo lavoro con gli animali, il risultato è ammirevole ma più come step di carriera che per le sorti del film, che rimane incapace di risolversi e disperato nel chiudersi a morsa emotiva attorno alle gambe del pubblico.

DOGMAN
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