Adorabile nemica

CHAPEAU, SHIRLEY! UN ALTRO GRANDE PERSONAGGIO DELL' INARRIVABILE SHIRLEY MACLAINE.
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Harriet Lauler è stata una donna importante in ambito pubblicitario ma ora vive da sola tenuta alla larga da tutti, ivi compresi l’ex marito e la figlia Elizabeth. Ciò è in gran parte dovuto al suo assoluto bisogno di controllo su qualsiasi attività e persona. L’età anziana la spinge a un’iniziativa inconsueta: intende conoscere il suo necrologio prima che sopravvenga la morte. Per far ciò assume d’imperio una giovane addetta alla stesura degli stessi sul giornale locale che lei stessa ha finanziato. Il loro rapporto non sarà semplice.

La sceneggiatura di Stuart Ross Fink (al suo esordio) cerca il suo punto di forza nello sviluppo dell’idea iniziale: una persona che ha una così forte smania di controllo da voler conoscere in anticipo cosa si dirà di lei dopo il suo trapasso e che incarica qualcuno di sondare quanti la conoscono per apprendere quale immagine hanno e conserveranno di lei. Con prevedibili esiti negativi e con il conseguente bisogno di trovare una soluzione alternativa.

Questo elemento però cederebbe ben presto al deja vu se al centro non ci fosse una inarrivabile Shirley MacLaine che nel corso della sua carriera non si è fatta mancare personaggi ostici, scostanti o comunque difficili da amare a prima vista. Basta pensare a Voglia di tenerezza (che le valse l’Oscar), a Fiori d’acciaio o a Cartoline dall’inferno per averne la prova. Harriet Lauler entra a buon diritto nella galleria di questo genere di personaggi. Con in più la maturità di un’attrice ultraottantenne che offre a questa donna dai giudizi taglienti tutte le sfumature di chi ha vissuto una vita alla “My Way” pagandone anche il prezzo in termini di solitudine.

Se anche nel film non ci fosse altro (che però c’è) basterebbero i minuti iniziali in cui i silenzi prevalgono sulle parole per inserirlo nell’antologia delle performance attoriali da ricordare. Ogni ruga, ogni sguardo, ogni gesto assumono significato. Poco importano allora le situazioni prevedibili o la dinamica vecchia/giovane un po’ deja vu (anche se Amanda Seyfried, non dimenticata Cosette di Les Misérables, regge la prova) perché se poi ci si trova davanti a una scena come l’incontro, dopo innumerevoli anni, tra madre e figlia al ristorante (ancora un confronto generazionale questa volta con Anne Heche) non si può che dire, alla francese: “Chapeau, Shirley!”

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