Un paese quasi perfetto

Una commedia sulla voglia di restare e quella di cambiare e sull'unione che fa sempre la forza.
Un paese quasi perfetto

Una volta c’era il lavoro”, recita la voce fuori campo di Silvio Orlando nell’incipit di Un paese quasi perfetto, e basta invertire l’ordine delle parole per capire che quella che si racconterà è una favola che, per una volta, non vede protagonista un re o una principessa, ma l’assenza di impiego che ha umiliato e desertificato un’intera nazione: quel Paese imperfetto in cui (soprav)viviamo.
Massimo Gaudioso, lo sceneggiatore di Matteo Garrone (ma anche di Gianni Di Gregorio, Daniele Vicari, Daniele Ciprì e Carlo Verdone, per citare solo qualche nome), torna dietro la cinepresa dopo Il caricatore e La vita è una sola per raccontare la storia di tre amici che vivono a Pietramezzana, paesino di fantasia nelle Dolomiti lucane di cui cercano di risollevare le sorti. Domenico, Nicola e Michele non si rassegnano alla cassa integrazione e cercano di restituire dignità a quello che un tempo era un laborioso centro minerario. L’occasione sembra essere l’apertura di una nuova fabbrica, ma oltre al reperimento di una cifra consistente da parte della banca locale diretta da Nicola si richiede la presenza di un medico in loco, figura che a Pietramezzana manca da tempo. Per fortuna passa di lì Gianluca Terragni, un chirurgo plastico del Nord che deve scontare un’infrazione: quale punizione migliore che costringerlo a praticare in paese per un mese, potendo così mostrare la sua presenza agli investitori della fabbrica?

 

Un paese quasi perfetto
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TERMINATA