L’ Universale

Un film sulla memoria, per non dimenticare il ruolo del cinema come prodotto culturale e luogo d'incontro
L’ Universale

La storia del cinema Universale di Firenze: l’incontro tra la cultura alta, sperimentale e politica del movimento studentesco e quella popolare, sarcastica e disincantata del quartiere fiorentino di San Frediano.             

Le vicende di tre amici (Tommaso, Marcello e Alice) vengono rievocate dal primo a partire dall’infanzia. C’è un elemento che li unisce (oltre al fatto di essere fiorentini) ed è una sala cinematografica: l’Universale. Perché quello è il luogo di aggregazione attraverso cui passano le loro e tante altre vite in un’Italia che cambia nel corso dei decenni.

Federico Micali torna su un soggetto che aveva già fornito materiale per un interessante documentario (Cinema Universale d’Essai) ma non corre il rischio del deja vu perché passa al lungometraggio di fiction coniugando leggerezza di narrazione e profondità di sguardo. I rischi di copia conforme con varianti (alla propria opera precedente o agli ormai numerosi film dedicati a glorie e declino di sale cinematografiche patrie) era dietro l’angolo. Micali lo ha bypassato grazie a una sceneggiatura che offre allo spettatore uno sguardo su una non necessariamente ‘meglio gioventù’ contestualizzata in una città che si riflette in un quartiere (San Frediano). E in quest’ultimo trova in un cinema il proprio microcosmo ideale in cui vivere attivamente il proprio ruolo di esseri umani, che comprende anche la visione collettiva partecipata.
I tre protagonisti seguono percorsi differenti che non prevedono necessariamente degli happy end preconfezionati ma si inseriscono in un contesto in cui la battuta salace e il commento ironico e puntuale la fanno da padroni. I tempi cambiano e all’Universale dai peplum e dai western si passa all’ACIP (acronimo di Alto Contenuto di Interesse Politico, come da definizione dell’astuto programmista Ginori) per catturare un pubblico più giovane e questo non sarà che l’inizio di un mutamento destinato a successi e a debacle.
Non è un film ‘nostalgico’ nel senso deteriore del termine quello di Micali. È piuttosto un film sulla memoria del ruolo che il cinema ha avuto nella società italiana come prodotto culturale ma anche come luogo d’incontro e (perché no?) anche di scontri. Intanto il Paese cambiava e non sempre e necessariamente in meglio. È questo che, seguendo i tre protagonisti, ci viene progressivamente mostrato, spingendoci a fare memoria (se adulti) o a fare conoscenza (se più giovani) di un passato che non è poi così distante.

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