DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO

INGRESSO LIBERO - CASTIGLIONE CINEMA il critico GIANLUCA ARNONE intervista il regista SIMONE SPADA
DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO

Castiglione Cinema – RdC Incontra

Rassegna Cinematografica – Ingresso Libero

Il critico Gianluca Arnone intervista il regista SIMONE SPADA.

Tommaso e Giuliano sono due amici per la pelle. Uno vive in Canada, l’altro a Roma. Uno è taciturno, l’altro esuberante. Uno ha paura dell’aereo, l’altro è capace di improvvisare un’andata e ritorno per Barcellona in giornata. Quando Giuliano, malato gravemente, prende una decisione irreversibile, Tommaso supererà la paura di volare e andrà a trovarlo a Roma per passare insieme quattro giorni di amicizia e condivisione. I due non sono soli: con loro c’è l’inseparabile cane Pato.

Come comportarsi quando il tuo migliore amico è in fin di vita? Come comportarsi quando sei tu, ad essere in fin di vita? Come reagire, in sostanza, a una malattia che non lascia scampo? Ruota tutta intorno a simili interrogativi esistenziali il nuovo, prezioso, film di Simone Spada.

Prezioso non in quanto a originalità – è il remake dell’argentino Truman, ma di film sul tema ne è pieno il cinema, non ultimo Euphoria di Valeria Golino – bensì per il tono che riesce a mantenere dal primo all’ultimo minuto. Un tono smaccatamente tragicomico, come la vita. O come le grandi commedie di un tempo, capaci di far ridere, riflettere e commuovere al tempo stesso.

Il tema è amaro, ma Spada ha il privilegio di consegnarlo a due professionisti capaci di reggere tra le mani senza mai bruciarsi il magma di una storia che ha molto di disperante, eppure alla disperazione nera non cede mai. È un dialogo a due voci malinconico e scanzonato, Domani è un altro giorno, un valzer degli addii che si basa sulla perfetta alchimia della consolidata coppia di amici e colleghi Valerio Mastandrea / Marco Giallini. Quest’ultimo è senza dubbio alla sua miglior prova di attore: dà sfoggio a tutta la sua abilità incredibile – ma sullo schermo credibilissima – nel cambiare continuamente tono ed espressione, passando nel giro di pochi attimi dal riso al pianto, dall’angoscia all’ironia più graffiante.

Istrione più umano dell’umano, Giallini attraversa a testa alta lo spinoso labirinto della malattia, portandoci tutti a riflettere non tanto su cosa sia più giusto fare, ma su cosa sia più umano. È una commedia toccante sull’esistenza e sull’amicizia, questo piccolo grande film la cui forza sta proprio nel non cessare mai di smorzare i toni tra una battuta e l’altra, nel sorvolare la retorica e assestarsi su un piano di amara quanto gustosa ironia che sfiora anche i momenti più cupi del film.

C’è poco da ridere? C’è molto da ridere. Si ride trattando sul prezzo della propria bara come sul camminare “verso il futuro” sulla Rambla piena di giovani sognatori. L’emotività e l’empatia sono talmente alte che basta un vassoio di pastarelle non consegnato a far esplodere l’ilarità, la stessa che invade l’anima corrosa dal pianto. Perché anche nei momenti più drammatici saper ridere, o far ridere, è arte. L’arte della vita. Ecco perché “Succede” è forse la battuta clou del film, affidata a un Mastandrea rassegnato all’accettazione, che ben sintetizza il senso di un’opera assolutamente non a tesi.

L’ottima sceneggiatura firmata da Ciarrapico e Vendruscolo non intende giudicare niente e nessuno, né prendere posizione su dibattiti etici di ampia portata, ma solo raccontare “la vita delle anime” costrette ad affrontare l’ostacolo più detestabile (la malattia, come l’addio) senza rinunciare ad un’ombra di leggerezza che renda tutto più vero e sopportabile. Non si fa in tempo a riflettere su “cosa resta” che arriva, immediata, una grande fame di vita e di condivisione, che questo film ha il merito di saper contagiare

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