PROTAGONISTI IN ARENA – Proiezione DOC “I nipoti dei fiori” alla presenza del regista

EVENTO CONCLUSO
Proiezione documentario "I nipoti dei fiori" con ospite il regista Aureliano Amadei

Per ROCCACINEMA 2025 torna il format PROTAGONISTI IN ARENA

presso l’ Arena della Rocca Medievale

MARTEDÌ 24 GIUGNO ORE 21.00

Ospite in arena per presentare il suo nuovo film I NIPOTE DEI FIORI

il regista AURELIANO AMADEI.

Intervista a cura di Lucia Annunziata.

 

“UN DOC CHE MESCOLA TESTIMONIANZE E FILMATI D’ARCHIVIO PER PARLARE DI UN’ENERGIA ANTICONFORMISTA CHE SEMBRA NON ESISTERE PIÙ.”

Hanno nomi bizzarri, dal punto di vista dell’anagrafe italiana: Ram, Tdzaddi, Yesan, Icaro, Hiram, Amaranta. Hanno viaggiato molto da bambini, soprattutto in India e Nepal, ma anche in Brasile, Perù, Egitto, Cipro, Africa subsahariana: e non l’hanno fatto in resort attrezzati, bensì in situazioni estreme, ospitati da amicizie occasionali, seguendo il percorso di conoscenza dei genitori. Sono i figli dei figli dei fiori, come direbbe Francesco De Gregori, quelli che negli anni Settanta venivano definiti hippie, capelloni o fricchettoni. Sperimentavano droghe (e per molti l’eroina è stata fatale), hanno rifiutato la “vita ordinata dell’uomo medio”, sono vissuti in comuni adottando un concetto di famiglia assai diverso da quello tradizionale.

I loro figli hanno usufruito di una libertà incontrollata e spesso si sono ritrovati sballottati e confusi, da adolescenti hanno cercato di superare i genitori in eccesso dei limiti. E oggi, diventati a loro volta genitori, si chiedono come allevare i propri figli: se trasmettendo loro gli ideali dei nonni o scegliendo la via di una (almeno parziale) normalizzazione.

Nel documentario I nipoti dei fiori Aureliano Amadei racconta la sua personale esperienza da figlio di due genitori membri della generazione “più anticonformista della Storia”, e intervista i suoi coetanei, oggi fra i quaranta e i cinquant’anni, con alle spalle una storia simile alla sua.

C’è la figlia di due femministe con cinque compagni e sei figli, l’adolescente lasciato per mesi a vivere praticamente da solo mentre il padre inseguiva un guru indiano, l’ex bambina che ha avuto per babysitter Roberto “Freak” Antoni e se l’è ritrovato collassato nel bagno di casa. Sono cresciuti fumando hashish come rito di amicizia e di ascolto, alle feste di compleanno portavano in regalo oggetti indiani o manufatti artigianali invece dell’ultimo modello di playstation, e andavano a scuola da soli (o non ci andavano affatto) perché i genitori dormivano fino a tardi.

Ma frequentavano anche un mondo fatto di condivisione, musica e teatro, di creatività e immaginazione, curiosità e ricerca. Se gli acidi erano all’ordine del giorno era per “varcare le soglie della percezione”; se, come ricorda Amadei, “mi scordavano un po’ dappertutto”, erano comunque genitori amorevoli. E se oggi questi figli dei figli dei fiori “si ritengono in qualche modo dei sopravvissuti” a un’epoca di eccessi e di mancanza di regole, sono anche in parte grati per la loro educazione non convenzionale.

Gli intervistati si raccontano senza reticenze, ricordando episodi clamorosi e responsabilità troppo grandi, compresa quella di dovere occuparsi dei propri genitori; ammettono la vergogna nell’essere cresciuti sentendosi sempre diversi dai coetanei e il bisogno di costruirsi quei limiti che non erano stati loro dati.

 

AURELIANO AMADEI ‐ A 17 anni inizia un processo di apprendistato con la DUEA film di Pupi e Antonio Avati. Nel 1998 si diploma all’Accademia di Arte Drammatica Webber Douglas di Londra, dove debutta nel teatro presso lo Shakespear’s Globe, con Sword of Honor. Interpreta ruoli in film come “Il Talento di Mr Ripley” e “La rivincita di Natale”, e in teatro (Titanic, Decameron, Pinocchio). Nel 2001 firma la prima regia teatrale partecipando al festival di Cremona con “Unamunda”. Nel 2003, durante la preparazione di un film in Iraq, si trova coinvolto nell’attentato che uccise 19 italiani tra cui il suo amico e collega Stefano Rolla. Da quell’esperienza trae spunto per un romanzo, “Venti sigarette a Nassirya”, edito da Einaudi. Negli anni successivi continua a fare documentari e pubblica altri due libri. Nel Marzo del 2008 apre la Motoproduzioni srl, con la quale realizza o coproduce cortometraggi e documentari per la Rai. Nel 2010 firma la regia del lungometraggio “Venti sigarette”, per R&C Produzioni, vincitore della sezione “Controcampo italiano” al Festival del cinema di Venezia, di quattro David di Donatello, di due Nastri d’Argento, di un Globo d’oro, dell’“Amilcar du Jury Jeune” al Festival di Villerupt e di decine di altri premi in Italia e nel mondo. Nel 2012 produce e dirige due cortometraggi e dirige il documentario “Il leone di Orvieto”, presentato al Festival del cinema di Roma e in uscita nell’estate del 2013 nelle sale in Francia.

 

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