PATERNAL LEAVE

UN TENERO ED ENERGICO RITRATTO, NON PRIVO DI POESIA, DI UN RAPPORTO PADRE E FIGLIA TUTTO DA COSTRUIRE.
PATERNAL LEAVE

Quando scopre di avere un padre italiano, l’adolescente tedesca Leo prende il primo treno per l’Italia, smaniosa di conoscerlo. Incontrerà Paolo, un uomo sorpreso e impaurito, che non sa minimamente come rapportarsi a lei e come giustificare un’assenza così importante dalla sua vita. Nel frattempo Leo stringerà amicizia con Edoardo, un ragazzo incompreso dal padre violento, e con la piccola Emilia, altra figlia – questa volta riconosciuta e considerata come tale- di Paolo.

È un coming of age energico, insieme tenero e rabbioso Paternal Leave, film che segna il debutto dietro la cinepresa di Alissa Jung, moglie di Luca Marinelli. L’attore, non nuovo a esperienze internazionali tra Le otto montagne, Trust e M. Il Figlio del secolo, interpreta qui il non facile ruolo di Paolo, padre tutt’altro che nato per esserlo.

Inadeguato, vulnerabile, irrisolto, non ha la minima idea di come reagire quando si ritrova davanti Leo, la figlia tedesca adolescente mai conosciuta. La interpreta in modo convincente e misurato Juli Grabenhenrich, anche lei al suo debutto sullo schermo. Il rapporto tra Leo e Paolo è da subito altalenante, complicato, fatto di improvvisazioni, goffaggini, recriminazioni e paure. Paura dell’ennesimo rifiuto da parte della figlia, che non capisce come mai suo padre non abbia voluto conoscerla e crescerla. Come mai non abbia voluto farle da padre, mentre con la piccola Emilia, nata da una nuova relazione, sembra riuscirci. Paura anche da parte del padre, perché Paolo non sa proprio che pesci prendere.

Troppo semplice liquidarlo come “immaturo”, è un uomo poco incline ad assumersi le proprie responsabilità e molto tendente alla fuga. Ma scappare può essere una soluzione momentanea, non è mai risolutiva, la paura deve essere affrontata.

Ecco che il coming of age diventa di entrambi, figlia e padre, adolescente e adulto in formazione a confronto, dentro un doloroso gioco di specchi che la regista ha il merito di portare sullo schermo con sobrietà, misura e senza retorica. A parte qualche urlo di troppo alla Muccino, funziona il racconto di questo rapporto tutto da costruire che si nutre di paste improvvisate, canzoni, bagni, illustrazioni di tatuaggi, sorrisi e silenzi condivisi.

PATERNAL LEAVE
PROSSIMAMENTE