I SEGRETI DI WIND RIVER

Un film solenne ispirato ai problemi endemici che avvelenano le riserve indiane.
I SEGRETI DI WIND RIVER

Cory Lambert è un cacciatore di predatori nella riserva indiana di Wind River, perduta nell’immensità selvaggia del Wyoming. Sulle tracce di un leone di montagna che attacca il bestiame locale, trova il corpo abusato ed esanime di una giovane donna amerinda. Il crimine prolunga il dolore di Cory che ha perso tre anni prima una figlia in circostanze altrettanto brutali. Per fare chiarezza sul caso, l’FBI invia Jane Banner, una recluta di Las Vegas senza esperienza. Tosta e disposta ad imparare, Jane chiede a Cory di affiancarla nell’indagine. Fortemente legato alla comunità indiana, è l’uomo giusto per aiutarla.

Jane sonda un luogo ostile piegato dalla violenza e dall’isolamento, dove la legge degli uomini soccombe a quella impietosa della natura.

Con Sicario e Hell or High Water, di cui Taylor Sheridan ha firmato le sceneggiature ma lasciato la regia a terzi (Denis Villeneuve e David Mackenzie), I segreti di Wind River forma una trilogia ideale agita nei territori di frontiera. Tre poliziotti, tre indagini e una conoscenza acuta della geografia americana. Dopo il confine col Messico e le lande desolate del Texas, Sheridan trasloca in Wyoming e realizza un film solenne ispirato ai problemi endemici che avvelenano le riserve indiane. Su tutti l’abuso sessuale e la scomparsa di troppe donne amerinde in un territorio che la polizia locale, esigua e sprovveduta, non riesce a controllare. Neve e silenzio al debutto stabiliscono tono e décor del film, inserito in un universo implacabile dove la rabbia di vivere convive con la rassegnazione.

Un mondo senza concessioni, dove l’uomo è lupo per l’uomo, una riserva di indiani e di bianchi, vestigia di una conquista spogliata di ogni eroismo. Avversari ieri e compagni oggi per non sentirsi abbandonati. Fedele agli script precedenti, Taylor Sheridan cortocircuita thriller classico e western contemporaneo, prediligendo una drammaturgia laconica che si prende il suo tempo, che raziona le informazioni e lascia che lo spettatore faccia il suo lavoro.

L’intrigo poliziesco è semplice, il suo fluire lineare, lo scioglimento dell’enigma la sola concessione alla singolarità: un flashback esplicativo, un’intuizione collettiva muta che si fa largo all’improvviso, sospendendo l’avanzare della più tradizionale delle inchieste. Ma in fondo il soggetto è un pretesto, più importante è la geografia nella quale si iscrive, un’America marginale dove la miseria non è eccezione ma regola e il male non è un fenomeno metafisico (come per i Coen) ma un’eruzione sistemica. Naturalista, in senso zoliano, Sheridan osserva come il milieu sociale definisca i comportamenti. Jeremy Renner dona al suo cacciatore la fragilità di un uomo che ha conosciuto il dolore e ha deciso di conviverci invece di combatterlo o reprimerlo, Elizabeth Olsen incarna la giovane agente federale la cui volontà di fare bene e il sentimento di illegittimità emergono a ogni piano.
I loro personaggi, definiti soltanto dalle loro azioni, hanno la purezza e la densità della neve, precipitazione che contribuisce al manicheismo estetico del film. Il candore profanato dalla presenza umana, dal rosso del sangue o dal blu elettrico di un parka. In quel paesaggio ingrato e portatore di una storia ancestrale di violenza, gli uomini cavalcano motoslitte che tagliano l’immensità nevosa con la rapidità di un rasoio. Tra violenza collettiva e giustizia privata, che sostituisce un’istituzione distante e carente, I segreti di Wind River chiude sul cordoglio di una comunità indiana che per curare le sue ferite (ri)dipinge il volto e (re)inventa i riti antichi.

I SEGRETI DI WIND RIVER
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA