C’E’ TEMPO

INGRESSO LIBERO - CASTIGLIONE CINEMA il critico Davide Vecchi intervista WALTER VELTRONI
C’E’ TEMPO

CASTIGLIONE CINEMA – RdC INCONTRA – 2019

Rasseggna Cinematografica – Ingresso Libero

PROIEZIONE ALL’APERTO PRESSO IL TEATRO DELLA ROCCA MEDIEVALE

(in caso di maltempio al Cinema Caporali)

Il giornalista Davide Vecchi intervista il regista VALTER VELTRONI

Stefano è un quarantenne precario che svolge due mansioni: l’osservatore di arcobaleni e il guardiano di uno specchio che riflette i raggi del sole illuminando il paesino di Viganella, dove l’uomo si è trasferito insieme alla moglie Luciana. Mentre fa la guardia allo specchio, Stefano viene raggiunto da una notaia che gli affida la tutela legale di un ragazzino, Giovanni, che risulta essere suo fratellastro, in quanto figlio di secondo (o terzo, o quarto….) letto di quel padre che Stefano non ha mai conosciuto. Inizia qui un percorso di reciproca conoscenza fra il quarantenne sovrappeso e chiacchierone e il 13enne sottotaglia e compassato, che prenderà la forma di un road movie fra Emilia Romagna e Toscana.

È davvero difficile valutare C’è tempo, a prescindere da chi l’ha scritto, cosceneggiato e diretto, quel Walter Veltroni che è stato politico e direttore di giornale prima di cimentarsi con la scrittura creativa e il documentario filmico, e finalmente debuttare nel cinema di finzione.

È ancora più difficile perché l’identità del suo autore emerge da ogni singola inquadratura, come è normale che sia. C’è tempo tracima riferimenti cinematografici che dichiarano la passione cinefila di Veltroni, e che lo spettatore si può divertire a individuare. Ma nonostante il regista si sia (saggiamente) circondato di solidi professionisti, da Doriana Leondeff alla sceneggiatura a Davide Manca alla fotografia, il suo film risulta ancora amatoriale, il che non toglie nulla alla genuinità dell’intenzione, ma molto alla qualità dell’esito finale.

Si fa fatica a trovare momenti filmici spontanei: nella recitazione del pur solido Stefano Fresi (migliore quella naif dei “non attori” Giovanni Fuoco, Francesca Zezza e la cantante Simona Molinari); nella meccanica degli eventi, che rivela ad ogni passo la sua gestazione a tavolino; nei dialoghi, che spesso enunciano o sottolineano invece che, semplicemente, parlare. Così come Stefano chiede al saputello Giovanni “Ma come parli?”, gli spettatori si potrebbero porre la stessa domanda rispetto ai personaggi del film, perché non basta la reiterazione di alcuni colloquialismi (“Ma che davero?” o “Anche no” e “Anche meno”) a rendere credibili le conversazioni fra i personaggi.

C’è tempo resta intrappolato nella finzione senza mai lasciar filtrare la realtà, dimenticando proprio quella lezione di Ettore Scola che il film cita esplicitamente nelle prime scene. E impone ai suoi personaggi una consapevolezza dei propri “difetti fatali” che dovrebbe emergere solo a conclusione del loro processo di crescita. Veltroni decide di “tagliare” ogni volta che la storia rischia di prendere una piega dolorosa, come dopo l’incontro di Stefano con la madre o dopo la disturbante rivelazione di Giovanni sul padre, per riprendere senza sosta l’inseguimento agli arcobaleni, sotto una luce invariabilmente splendente

C’E’ TEMPO
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA